Anche quest'anno ho avuto modo di intervistare autori e personaggi importanti al
Festivaletteratura, oltre che a tanta gente comune,volontari e addetti ai lavori.
Credo pos

sa avere un certo interesse, questo stralcio dell'intervista che ho fatto al coraggioso scrittore afghano
Atiq Rahimi, alla fine del suo applauditissimo intervento al
Palazzo della
Ragione, stracolmo di persone per l'occasione, alla luce del recente attentato suicida a
Kabul, rivendicato immediatamente dai talebani, in cui 2 blindati lince son saltati in aria: hanno perso la vita tra gli altri, anche
6 nostri paracadutisiti della
Folgore, con altri
4 militari feriti gravi e
15 civili deceduti.
Colgo l'occasione per esprimere solidarietà e affetto,ai famigliari delle vittime.
E', nato a Kabul nel
19
62 e ormai da tanto tempo vive in
Francia; incarna con grande coraggio e dignità, lo spirito di libertà e di voglia di ricostruzione di un popolo che ha tanto sofferto dall'invasione sovietica del 1
97
8, fino ad oggi.
Ha recentemente dato alle stampe, per i tipi di
Einaudi uno struggente e bellisismo romanzo:
" Pietra di pazienza
"D :
" cosa pensa della missione internazionale di peace keaping nel suo paese e della presenza di noi italiani ?
"R :
" non sono sicura

mente un esperto di queste cose, in quanto antimilitarista convinto e ribadisco anche in questa sede, che il popolo afghano non è un popolo di guerrieri; ma il fatto è che il mondo oggi, non combatte contro l'
Afghanistan, bensì contro bande terroristiche nel nostro paese e questo è un fatto positivo in sè; ma devo dire altresì, che il mondo intero ha responsabilità gravissime e pesanti di cui vergognarsi, dato che ha lasciato che l'
Afghanistan venisse prima smembrato per ambigui equilibri geopolitici ed economici e successivamente invaso dall'
Unione
Sovietica, il tutto senza quasi battere ciglio, tranne qualche rara, coraggiosa e purtroppo inascoltata onlus internazionale; poi le cose sono andate come sono andate.
In quei giorni, il mondo intero ignorava il dramma afghano alla presa del potere dei talebani. Era il
19
96 -
19
97 e tutti hanno chiuso gli occhi di fronte alla marcia dei
talebani verso
Kabul.
La nostra popolazione ed in particolare le giovani generazioni, hanno pagato un prezzo altissimo per tutto questo e non è ancora finita, ahimè.
Ma so per

certo che le vostra presenza è molto gradita dalla gente comune,ma devo essere comunque realista, oltre che contrario agli eserciti in genere e dico che se oggi, le forze internazionali di pace andassero via dal mio paese d'origine, sarebbe un ecatombe ed accadrebbero cose di una gravità tale da fare impallidire quello che è accaduto l'
11 Settembre
" .
PaoloEtichette: giornalista-politica